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giovedì 3 maggio 2012

IL DIARIO DI SARA , PARTE MANCANTE - CAPITOLO PRIMO



“Piccoli passi
ogni tanto inciampare
e poi rialzarsi
per poi tornare
a volare”


A tutti quelli che,
nella propria vita, al primo ostacolo,
vogliono gettare la spugna senza andare avanti,
non lasciate che la vita prenda possesso di voi,
ma prendetela voi e fatela diventare il vostro sogno.



24 aprile 2009
Premessa di presentazione, ovvero la fine prima dell’inizio…
Insomma qualcosa del genere… Leggi date successive….

Ciao a tutti, io sono Sara,ho ventiquattro anni e mi sto per laureare in scienze della comunicazione, e se solo ci penso non mi sembra ancora vero, non pensavo nemmeno di arrivare viva a questo giorno, e mi immaginavo sotto un ponte, da qualche parte a Roma a mendicare …
Eppure …
Oggi mi sto per laureare e forse realizzerò il sogno più grande della mia vita, fra qualche mese,quando concluderò l’ultimo capitolo di questo altro libro …
Almeno spero.
Non sono mai stata fortunata anzi totalmente il contrario o almeno così pensavo.
Molte persone dicono che la sfortuna non esiste, parlano bene loro che non l’hanno mai vista, ma quando tutto, e dico tutto inizia a girare male, uno finisce per crederci, almeno questo era il mio pensiero di qualche anno fa, ma poi, un giorno, la vita ti sorprende, anzi no, sei tu che sorprendi lei se lo vuoi, ed io a volerlo,effettivamente ci ho messo un  po’, ma l’importante è provarci, e poi…Riuscirci,prima o poi, diciamo che a me è successo poi…


 
Nella mia vita ho avuto tre grandissimi amori : la musica, lo scrivere e mio padre.
Io e lui vivevamo in un appartamento piccolino di Roma, in un quartiere carino ma dimenticato dal modo, bus che non passavano, la spazzatura che era la dimora dei poveri topolini,ma a me non importava, bastava che ci fosse lui accanto a me, e quella che sembrava una topaia per me era un bel castello.
In realtà la mia casa mi piaceva, la adoravo, anche perché era la casa dove mia madre e mio padre si erano sposati e dove avevano vissuto per tanti anni, fino a quando lei non ci ha lasciato per colpa di quella malattia che in poco tempo ce l’ha portata via.
Tutto nacque lì e tutto doveva finire li, ma il finale che io e mio padre desideravamo, non era proprio quello che poi è avvenuto, almeno in quel momento non era quello che io avrei voluto.
Il mio sogno più grande è stato sempre quello di poter scrivere un libro, ma costava proprio tanto,costa molto anche oggi, ma con un po’ di insistenza e tanti sacrifici penso ci si possa riuscire, l’importante è desiderarlo con tutto te stesso.
Bisogna sempre credere in quello che si fa, sopratutto se si fa con passione e con il cuore.
Bisogna non pentirsi mai di ciò che si è fatto se si è fatto per la felicità altrui ed anche la propria,rischiare significa vivere e rimanere fermi a guardare significa ridursi ad uno stato vegetativo dal quale spesso è difficile liberarsi...
Ero al secondo anno di università e per pagare le rette e i libri, arrotondavo un po’ cantando in un locale, questo era il mio terzo sogno,avere un gruppo musicale. Ma il tempo che avevo era poco e i soldi che guadagnavo bastavano a malapena per comprare i libri.
Mentre scrivo questo testo, come di solito sono sempre stata abituata, ho la tv che mi fa compagnia e c’è una coppia di innamorati …
Lei sembra una matta, sta saltellando.Io non credevo che fosse possibile fare cose del genere, ovvero saltellare per la gioia di un bacio dato,em… Veramente ora stanno andando oltre un bacio…
Ritornando alla mian storia … Non tutte le scene che si vedono nelle commedie romantiche poi sono invenzione,alcune possono avverarsi…
Ed io ho sempre fatto scorta di dvd sdolcinati, forse per illudermi un po’, per sognare un po’, visto che all’età che avevo ancora non avevo trovato un ragazzo.
Mi piaceva sognare, ma poi ero scettica, pensavo sempre che sarebbero rismasti solo e soltanto sogni di una ragazzina, e che il grande amore non lo avrei mai trovato, mai e poi mai e che non avremi mai avuto la fortuna di avere un amore come quello di mia madre e mio padre.
Era impossibile per me, perché il loro era un grande dono e una grande fortuna che in pochi riuscivano ad avere.
Come dicevo prima, cantavo in un piccolo locale vicino casa e i componenti della band erano i miei più cari amici,mio padre invece lavorava al distretto di polizia della diciannovesima circoscrizione, dall’altra parte di Roma, e per lui era un viaggio, tornava a casa sempre molto stanco, ma non smetteva mai di darmi attenzioni. Lui era l’amore della mia vita.
“Amore come è andata oggi?”
Mi chiese,come ogni volta appena tornavo a casa.
“Bene, l’esame di  cinematografia l’ho superato, la prossima volta che Enrico Papi o Mike Buongiorno fanno un programma sulla cinematografia ci vado papà, sono un asso, il professore me lo ha corretto subito, ho consegnato il test in meno di trenta minuti, su cinquanta domande,non credo mi possa battere nessuno,ho fatto solo un errore…“.
Risposi.
“Sei tutta matta, e quale errore hai fatto?
Domandò.
“Niente non mi ricordavo il nome di un attore di un film che come minimo avrà il triplo dei miei anni…”.
“Ma scherzi o dici sul serio Sara?Vi fanno queste domande?”.
“Si anche queste bizzarre domande e non mi sarei stupita se mi avessero domandato che mutande portava Bridget Joens in “Il diario di Bridget Joenes “”.
“La risposta a questa domanda la sappiamo tutti.”.
“Maniaco… “.
Risposi abbracciandolo.
“Ti voglio bene piccola…”.
“Non sono piccola…”.
“Ma per me si…Ora mangiamo…”.
“Cosa hai bruciato questa volta papà?”.
“Petto di pollo alla crema di noci…”.
“Vediamo…Papà!!!!Non hai bruciato nulla!!!Non è che ce lo zampino di una donna?”.
“Nessuna donna…Anzi una si…Il ricettario, di tua madre…”.
“Lo sapevo che c’era lei di mezzo!!!”.
“Lei è sempre in mezzo…Come lo sei tu…Su ora mangiamo…”.
“Papà?”.
“Si?”.
“Ti voglio bene!”.
“Lo so, me lo dici sempre, come se fosse  l’ultima volta…”.
Concluse mio padre.
Mia madre da quando ero nata teneva due diari, uno era una sorta di ricettario che grazie a Dio mio padre ogni tanto si ricordava di usare,e l’altro era un diario. Il diario della sua vita, anche l’ultimo giorno vi scrisse una frase …
“Non arrenderti mai Sara, la vita non è brutta come pensi, è piena di difficoltà, ma alla fine guarda che cosa ho avuto… L’amore di tuo padre, una casa che amo, un lavoro che mi appaga ed ho avuto il dono più grande che Dio mi potesse dare, te , Sara”.
Prima mi faceva male leggere queste parole, ero piccola, ero confusa, ma ora, ora ho capito quanto siamo fortunati a camminare su questa terra ed io sono stata molto fortunata.




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